giovedì 26 maggio 2011

Arcaica modernità - Salvatore Barrtolomeo & Normanno Soscia

PREFAZIONE DI RENATO FILIPPELLI

Salvatore Bartolomeo è un poeta esule nella pittura.

Questa, che potrebbe sembrare una frase ad effetto, vuole essere una chiave interpretativa e valutativa offerta agli osservatori distratti per esorcizzare in essi la tentazione di respingere come documento di gratuità astrattistica o di freddo cerebralismo un’arte che invece muove da una forte tensione intellettuale e spirituale, ed è percorsa da un caldo afflato lirico, in cui il rifiuto della consueta sintassi figurativa non esclude una segreta allure raccontativa e poematica.

Bartolomeo soffre la fisicità della materia (la cartesiana res extensa) come un limite al suo slancio metafisico. Non diversamente, nell’ambito della religione Mallarmeana della poesia, il poeta soffriva la fisicità del verbum come un’insidia alla purezza dell’Assoluto, intravisto e vagheggiato con disperato abbandono in una sorta di inattingibile luce edenica.

E così, se fosse un poeta in verso, Salvatore Bartolomeo sarebbe un epigono di Mallarmé; ossia un mistico esule nella poesia. Si tratta di una situazione non idilliaca, non drammatica. Pensate: da una parte le apparenze fenomeniche con il loro ordine formale e la loro logica che può sembrare indiscutibile, e dall’altra il mistico che fruga in quelle apparenze a cercarvi un ordine diverso: una segreta e più alta armonia, e insomma l’Assoluto che in sé chiude le cose le quali erano prima che incominciasse la loro storia di corruzione e di decadimento. Di fronte al mondo materico, Bartolomeo ha siffatta posizione di dubbio religioso e di tensione conoscitiva.

Questa ardua poetica esige nell’interprete la capacità di attivarsi in una sorta di complicità con l’evento artistico: è questo il motivo per cui il lettore non abbastanza provveduto della sua arte può restare interdetto di fronte alla tecnica dell’accumulo e del groviglio, oppure indugiare oltre misura nell’ammirazione di certi dettagli, pur incantevoli per straordinaria lindura di linee e d’invenzione cromatica.

Ben più corretta e fruttuosa sarebbe una lettura globale, in quanto consentirebbe di rivivere l’avventura della materia nel suo graduale trapasso dal caos all’armonia vivente, e insomma nel suo trasformarsi da res extensa in res cogitans, ossia in pensiero e spirito.

Questo tipo di lettura permette di comprendere perché egli non soltanto rigetta il modulo naturalistico del rispecchiamento oggettivo e fotografico, ma anche la tecnica della voce fuori campo, ossia dell’intervento didascalico e sentimentale.

Restituite al loro battito elementare, le sue pitture raccontano se stesse, la storia della loro recuperata innocenza.
A questo punto mi torna alla memoria l’elegante aforisma di un critico d’arte francese, il Focillon, che distinse tra segno e forma. Il Segno – egli disse – esprime; la Forma si esprime. Ebbene, la pittura di Salvatore Bartolomeo è una Forma che si esprime; e con ciò si vuol dire che essa rilutta agli schemi classificatori, né può essere definita tout court un’arte astratta. Essa è un rimarchevole esempio di PITTURA PURA, nel cui ambito l’informale non è l’informe, ma piuttosto la forma innalzata al suo grado supremo di decantazione.



PREFAZIONE DI RODOLFO DI BIASIO

Per entrare a fondo nella pittura di Salvatore Bartolomeo si può partire da un intervento di Elio Filippo Accrocca: “La materia solida e il colore denso trovano cifre di elaborazione interna…

Il codice si è fatto alfabeto: linguaggio tra le cose, tra le realtà dell’uomo, anche se questi non rivendica presenze e non avanza pretesti. L’enigma mentale resta, ma si interiorizza. Diventa Fiordo dell’anima…”

Appunto, la pittura come Fiordo, un’intuizione critica fulminante per definire il lavoro alto e poetico di Bartolomeo che sa restituire al colore dimenticate energie per significare, insieme, emozione e sentimento. I suoi dipinti materici informali sono capaci così di saldare in un unicum armonia classica e inquietudine contemporanea.
Artista estroso ed estroverso è alla continua ricerca di comunicazione, che persegue attraverso forme, colori, idee che moltiplicano i suoi spazi di espressione.



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