martedì 31 maggio 2011

Personale del Maestro Giuseppe Supino

Castello di Mola- Formia

Dal 26 giugno al 16 luglio 2011


Giuseppe Supino   L’utopia del corpo.

Di

Carmen Moscariello

Esser chiaro il cielo e  si vede il mare e il cielo  di Gaeta dallo studio dell’Artista e quei colori trasparenti, irreparabili nella luce del mattino attraversano queste nuove opere . Hanno uno scatto dentro, un salto della bellezza che toglie il  fiato.
Seduce la bellezza, seduce al canto, a suoni di un mondo inattraversabile se non dal  puro sentire del Maestro che pare voglia levigare la sua coscienza e con esse le innumerevoli immagini di figure femminili e maschili che fregiano  la mostra.

Immago, contro ogni limite è la perfezione assoluta della forma che vive poeticamente libera, pura. La figurazione del corpo maschile o femminile diviene  humor  fertile per le immaginazioni. L’utopia del corpo predomina la  grazia inquieta, inappagabile.

E le mani, sempre in primo piano dettano un purismo  disegnativo, analogico. Incalza il più bello in immagini di cavalli che infrangono le porte di Gerusalemme e ascendono al mai visto, mai vissuto . Lei, la pittura nasce dal suo mare, sgorga da mutezza lontana, primordiale, dei candori sussurrati alla pietra. Schianti di ardente compostezza, quasi mestizia.

Silentium di alchimie, giostre di voluttà.

Melanconia, molta! Pronta ad accogliere sguardi, languori cresciuti, nutriti al fuso delle lontananze, al continuo intingere in fasi chimeriche di altre vite, altri mondi. Ardenti, anche di sazietà i corpi di fanciulli che godono alla  luce, ma anche appare il costato come quello della Croce. Asimmetrie, asimmetrico, pronto a dire,  di saperi e strutture che  vibrano su più orizzonti,  le memoria  confluiscono nel cielo e nella terra e lo spettatore  contempla.

E’ il vanto della fragile natura morta, la conquista dell’aspetto sacro del garbo; il Maestro Supino regala all’immago femmineo  pace sapienziale, l’orgoglio di Essere. Gli  irrequieti nostri tempi sono  lontani, svagati, inutili, troneggia, inneggia la perfezione. A badilate  il colore ammanta, copre, risorge in atmosfere in verde.

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