Si
è spento dopo una lunga dolorosa malattia il Cardinale Carlo Maria
Martini uomo della Rinnovazione e autorevole biblista.
Da
rileggere i suoi scritti sull’eutanasia.
Di
Carmen Moscariello
Gesuita
, biblista, studioso di Dio, conoscitore degli uomini, ha eliminato,
come già fece Bruno, l’eterno dualismo tra bene e male, convinto
che la santità, nonostante il male, sia una strada percorribile per
molti e in particolare per la chiesa di Dio. Vivere la santità,
assorbire la lezione della beffa
del grano, come
fattore integrante alla conoscenza di Cristo e del percorso della
croce. A 75 anni lasciò ogni incarico, poiché questo prevede il
diritto canonico, e andò sulla strada di Damasca, a Gerusalemme per
seguire passo, passo il Calvario e la Porta di Jaffa che il morbo di
Parkinson gli aveva riservato. La perdita lenta della parola (Egli
che a Milano aveva aperto La
scuola della Parola,
1980) provocata dalla malattia, non lo spaventa, il dialogo è sempre
profondo, solo che i percorsi sono diversi: si inerpica nel bianco
lenzuolo della passione di Cristo, nell’elfo riservato dell’uomo
che mai esitò nel dire quel che pensava, senza mai porsi “contro”
a lentezze e fermate che egli avrebbe volentieri evitato alla
Chiesa, alla quale domandò, inascoltato, un nuovo Concilio. (Guidò
l’ala progressista nel Conclave del 2005) De
veritate adversa
deligere,
per la verità scelse strade difficili, ebbe coraggio e con molta
franchezza arrivò a dire al grande Santo Amico Wojtyla ,che aveva
negato il sacerdozio alle donne,
nella storia della chiesa
primitiva ci sono
state le diaconesse e
forse era tempo che la chiesa si ponesse il problema del ruolo della
donna nella consacrazione al sacerdozio, poi venne il convegno
diocesano di Assago (1986) “Farsi prossimo”, la lectio divina qui
affronta problemi sociali, la chiesa si fa carne e scende in mezzo
agli uomini anche ai non credenti “la
cattedra dei non credenti”(1987)in
cui si affrontano problemi sociali, afflizioni, miserie che devastano
famiglie e Stati. Fu scelto dagli uomini del movimento di Prima
linea, nel carcere delle Vallette, a Torino, come interlocutore con
lo Stato, a Lui rivelarono il nascondiglio e consegnarono le armi del
movimento. Il suo Stabat mater ha note tessute in una volontà
sicura di riscatto e di bellezza. La sua vita attinse a due grandi
tralci la Bibbia,e l’ amare il prossimo e Dio. Il Magnifico Rettore
della Università Gregoriana, prende congedo dal mondo, come già
aveva fatto con la sua Milano, lasciandoci insegnamenti preziosi su
come costruire la pace. Tessitore della strada di Dio, senza
impunture, onesto, non piegato a nessuna ideologia, anzi condannava
l’ideologia della fede, ritenendola pericolosa e credeva nel futuro
della chiesa progressista, pacificatrice dei popoli.
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