domenica 2 settembre 2012

"E le porte degli inferi non prevarranno contro di Essa"


Si è spento dopo una lunga dolorosa malattia il Cardinale Carlo Maria Martini uomo della Rinnovazione e autorevole biblista.
Da rileggere i suoi scritti sull’eutanasia.

Di Carmen Moscariello

Gesuita , biblista, studioso di Dio, conoscitore degli uomini, ha eliminato, come già fece Bruno, l’eterno dualismo tra bene e male, convinto che la santità, nonostante il male, sia una strada percorribile per molti e in particolare per la chiesa di Dio. Vivere la santità, assorbire la lezione della beffa del grano, come fattore integrante alla conoscenza di Cristo e del percorso della croce. A 75 anni lasciò ogni incarico, poiché questo prevede il diritto canonico, e andò sulla strada di Damasca, a Gerusalemme per seguire passo, passo il Calvario e la Porta di Jaffa che il morbo di Parkinson gli aveva riservato. La perdita lenta della parola (Egli che a Milano aveva aperto La scuola della Parola, 1980) provocata dalla malattia, non lo spaventa, il dialogo è sempre profondo, solo che i percorsi sono diversi: si inerpica nel bianco lenzuolo della passione di Cristo, nell’elfo riservato dell’uomo che mai esitò nel dire quel che pensava, senza mai porsi “contro” a lentezze e fermate che egli avrebbe volentieri evitato alla Chiesa, alla quale domandò, inascoltato, un nuovo Concilio. (Guidò l’ala progressista nel Conclave del 2005) De veritate adversa deligere, per la verità scelse strade difficili, ebbe coraggio e con molta franchezza arrivò a dire al grande Santo Amico Wojtyla ,che aveva negato il sacerdozio alle donne, nella storia della chiesa primitiva ci sono state le diaconesse e forse era tempo che la chiesa si ponesse il problema del ruolo della donna nella consacrazione al sacerdozio, poi venne il convegno diocesano di Assago (1986) “Farsi prossimo”, la lectio divina qui affronta problemi sociali, la chiesa si fa carne e scende in mezzo agli uomini anche ai non credenti “la cattedra dei non credenti”(1987)in cui si affrontano problemi sociali, afflizioni, miserie che devastano famiglie e Stati. Fu scelto dagli uomini del movimento di Prima linea, nel carcere delle Vallette, a Torino, come interlocutore con lo Stato, a Lui rivelarono il nascondiglio e consegnarono le armi del movimento. Il suo Stabat mater ha note tessute in una volontà sicura di riscatto e di bellezza. La sua vita attinse a due grandi tralci la Bibbia,e l’ amare il prossimo e Dio. Il Magnifico Rettore della Università Gregoriana, prende congedo dal mondo, come già aveva fatto con la sua Milano, lasciandoci insegnamenti preziosi su come costruire la pace. Tessitore della strada di Dio, senza impunture, onesto, non piegato a nessuna ideologia, anzi condannava l’ideologia della fede, ritenendola pericolosa e credeva nel futuro della chiesa progressista, pacificatrice dei popoli.

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