mercoledì 27 luglio 2022

Carmela Biscaglia direttore del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra” così scrive nella postfazione di "Destini sincronici" opera di Carmen Moscariello pubblicata da Guida Editore

 







NOTA di Carmela Biscaglia  direttore del Centro di documentazione  “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra” così scrive nella postfazione di "Destini sincronici" opera di Carmen Moscariello pubblicata da Guida Editore

Il volume di Carmen Moscariello, Destini sincronici: Amelia Rosselli e Rocco Scotellaro.    Introduzione di Aniello Montano, si pone sulla scia del rinnovato interesse di questi ultimi anni verso la figura di Rocco Scotellaro, giovane poeta lucano, sul quale s’incentra l’opera del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”. Fondato a Tricarico (Matera), suo paese natio, nel 2003 per il Cinquantesimo della sua morte, avvenuta prematuramente a Portici (Napoli) il 15 dicembre 1953, il Centro costituisce, infatti, un punto di riferimento degli studi su questo poeta, intellettuale, politico e ricercatore, che ha operato con l’entusiasmo della gioventù e l’amore per la propria terra negli anni del dopoguerra, caratterizzati dagli immani problemi causati da un conflitto mondiale senza precedenti e dopo vent’anni di dittatura, per cui bisognava ricostruire materialmente e moralmente la Nazione e gettare le fondamenta della democrazia. Dopo il bavaglio della censura fascista bisognava, nel contempo, attivare anche nuovi processi culturali e Scotellaro fu coinvolto a pieno nella ripresa del dibattito letterario in Italia, che si apriva tra l’altro ai fermenti provenienti dai poeti stranieri e faceva capo alle riviste letterarie, che numerose si fondavano in quegli anni. Pensiamo a «Botteghe oscure», una delle più autorevoli del tempo, creata nel ‘48 dalla principessa Marguerite Caetani e diretta da Giorgio Bassani, alla quale Scotellaro aveva collaborato con la pubblicazione di molte poesie e il racconto La capera. Pensiamo alla rivista fiorentina di politica e letteratura «Il Ponte», fondata e diretta da Pietro Calamandrei, su cui pubblicò il noto componimento poetico Al sopportico delle api il primo amore; come pure al periodico «Comunità», organo d'informazione del Movimento di Comunità diretto da Adriano Olivetti, dove nel 1950 e nel 1951 comparvero due sue poesie e il racconto Fili di ragno.

È in questo contesto di ricostruzione delle libertà e delle istituzioni democratiche (Scotellaro fu eletto sindaco di Tricarico a soli 23 anni nelle prime votazioni amministrative dell’Italia repubblicana), ma anche quel suo essere poeta che ha lasciato segni visibili nel mondo letterario con quel «centinaio di liriche che – a giudizio di Eugenio Montale – rimangono certo tra le più significative del nostro tempo», che s’inserisce il rapporto tra Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, poetessa tra le maggiori del panorama letterario del Novecento, che amava firmarsi “Marion” nel ricordo della madre, Marion Cave Rosselli. Si conobbero in occasione del Convegno su “La Resistenza e la cultura italiana”, tenuto a Venezia dal 22 al 24 aprile 1950 e al quale Scotellaro era stato invitato da Carlo Levi e da Carlo Muscetta. I due giovani – lei ventenne da poco rientrata dall’esilio e col peso di essere la figlia di Carlo Rosselli, illustre vittima del fascismo, lui ventisettenne da poco uscito dal carcere ingiustamente subito per “vendetta politica” – intrapresero un intenso rapporto intessuto di incontri e di un dialogo intellettuale, che passò anche da frequenti prestiti di libri da parte della poetessa al giovane amico lucano.

Merito del libro di Carmen Moscariello è quello di aver focalizzato l’attenzione sul legame tra la Rosselli e Scotellaro, ma anche di aver approfondito un altro importante rapporto intrattenuto da Rocco Scotellaro, quello con Michele Prisco, conosciuto a Macerata nel novembre 1949 nel corso del Convegno su “La cultura nelle province”. L’uno, sindaco di Tricarico, oltre che poeta già abbastanza conosciuto, l’altro autore del libro La provincia addormentata, pubblicato da pochi mesi, entrambi partecipi di quel momento «estremamente ricco di fervore e di tensione. – come scrive lo stesso Prisco – [Un momento che] non era un'illusione della nostra giovane età, ma veramente alla fine della guerra, negli anni della grande speranza, […] in ciascuno di noi c'era una luce, un rigore, un amore per quanto è serio e impegnativo e costruttivo». Resta come testimonianza di quel clima e di quell’amicizia un piccolo ma importante corpus di lettere del 1949-1951, inviate a Michele Prisco da Scotellaro, che Carmen Moscariello scopre e per la prima volta vengono proposte  nel suo libro. «Il lettore vi ritroverà la sua disavventura di sindaco – aveva commentato Michele Prisco nel settembre del 1983, allorquando la Banca Popolare Pugliese, alla quale le lettere appartengono, le rese note – ma, soprattutto, il suo bisogno non soltanto pratico di far sentire la propria voce di scrittore per inserirsi in un giro non più provinciale, e insieme il ritratto umano d’un poeta, un giovane, troppo presto e ingenerosamente stroncato dal destino (un infarto lo uccise a trent'anni, nel '53), ma la cui voce è diventata un punto fermo: non soltanto per la sua terra natale, ma per quanti ancora chiedono alla poesia una guida che non sia epidermicamente consolatoria». Tra le lettere spedite a Michele Prisco compare una molto commovente, inviatagli il 16 febbraio 1950 da Isabella Santangelo, la fidanzata di Scotellaro, con la quale gli comunica la triste vicenda della reclusione nelle carceri di Matera, di cui era stato vittima il suo Rocco.

Un altro elemento di novità, che emerge anch'esso per la prima volta  dalla ricerca di Carmen Moscariello, è l’attenzione che un grande uomo politico come Pietro Nenni, leader storico del socialismo italiano e uno dei massimi dirigenti del socialismo e dell'antifascismo italiano e internazionale, ebbe nei confronti di Rocco Scotellaro. L’antifascista Nenni, confinato a Ponza nel febbraio 1943 e liberato il successivo 5 agosto, era stato poi eletto segretario generale del PSI. A sua volta, Scotellaro appena ventenne aveva chiesto la tessera del PSI il 4 dicembre 1943, mentre le forze anglo-americane avviavano la liberazione del Mezzogiorno d’Italia, e dopo pochi giorni fondava a Tricarico la Sezione socialista “Giacomo Matteotti”. Pietro Nenni, che aveva una casa a Formia e che era stato molto vicino alla vicenda umana di Amelia Rosselli, così come aveva seguito anche quella del sindaco socialista di Tricarico, custodiva, come ci racconta la Moscariello,  nella sua biblioteca i libri e gli articoli scritti da Rocco Scotellaro e quelli che «l’Unità» e «l’Avanti» gli avevano dedicato subito dopo la morte. Questi volumi e questo materiale archivistico,come precisa la scrittrice , a seguito della donazione avvenuta nel 1985 da parte delle sue figlie, sono oggi conservati dalla Fondazione Nenni, che ha sede a Roma.

Donde scaturisce la ricerca di Carmen Moscariello, confluita in questo libro? Certamente dalla sua notevole sensibilità umana e dalle sue curiosità intellettuali, doti alle quali va dato merito, ma anche dall’aver saputo cogliere e leggere alcune circostanze storiche incentrate su Formia e sulle figure alle quali abbiamo fatto cenno. Aggiungiamo la sua capacità di educatrice di giovani, a lei affidati come docente nell’Istituto Magistrale “Cicerone” di Formia, che negli anni Novanta realizzò per i suoi studenti significativi “Incontri con l’Autore”. In quelle occasioni la Moscariello ebbe modo di avvicinare e poi frequentare dapprima Vittorio Foa, uno dei padri della Repubblica Italiana, già partigiano nelle fila di “Giustizia e Libertà” e nel ’43 iscritto al Partito d’Azione, poi militante nel PSI, morto proprio a Formia nel 2008. Foa – testimonia l’Autrice del libro – aveva fatto della sua casa a Formia un punto di riferimento per molti giovani intellettuali. Fu poi la volta della poetessa Amelia Rosselli, anche lei invitata per molti  incontri con gli studenti e con la quale il rapporto di Carmen Moscariello divenne un’amicizia “discreta”, intessuta di “silenzi lunghi”. Alla Rosselli la Moscariello, poetessa notevole anch’ella, ha  dedicato, tra l’altro, alcuni scritti sulla rivista «Oggi e domani» e su “Il tempo”. A questi valori e a queste figure si ispira, dunque, l’impegno culturale di Carmen Moscariello ed anche la sua produzione poetica. È appena il caso di ricordare che l’Autrice è nata a Montella (Avellino) e viene, dunque, da quell’area geo-storica che è l’Irpinia, tanto vicina alla Basilicata per impegno meridionalista e tanto permeata di cultura letteraria e poetica.

Le fotografie provenienti dagli archivi fotografici del Centro di documentazione, che abbiamo messo a disposizione di questo volume, ben si collocano, dunque, a corredo dei risultati di questa notevole ricerca.

Tricarico, 9 ottobre 2015


Carmela Biscaglia

direttore del Centro di documentazione

“Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”


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