NOTA di Carmela Biscaglia direttore del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra” così scrive nella postfazione di "Destini sincronici" opera di Carmen Moscariello pubblicata da Guida Editore
Il volume di Carmen Moscariello, Destini sincronici: Amelia Rosselli e Rocco
Scotellaro. Introduzione di Aniello Montano, si pone
sulla scia del rinnovato interesse di questi ultimi anni verso la figura di
Rocco Scotellaro, giovane poeta lucano, sul quale s’incentra l’opera del Centro
di documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”.
Fondato a Tricarico (Matera), suo paese natio, nel 2003 per il Cinquantesimo
della sua morte, avvenuta prematuramente a Portici (Napoli) il 15 dicembre
1953, il Centro costituisce, infatti, un punto di riferimento degli studi su
questo poeta, intellettuale, politico e ricercatore, che ha operato con
l’entusiasmo della gioventù e l’amore per la propria terra negli anni del
dopoguerra, caratterizzati dagli immani problemi causati da un conflitto mondiale
senza precedenti e dopo vent’anni di dittatura, per cui bisognava ricostruire
materialmente e moralmente la Nazione e gettare le fondamenta della democrazia.
Dopo il bavaglio della censura fascista bisognava, nel contempo, attivare anche
nuovi processi culturali e Scotellaro fu coinvolto a pieno nella ripresa del
dibattito letterario in Italia, che si apriva tra l’altro ai fermenti provenienti
dai poeti stranieri e faceva capo alle riviste letterarie, che numerose si
fondavano in quegli anni. Pensiamo a «Botteghe oscure», una delle più autorevoli
del tempo, creata nel ‘48 dalla principessa Marguerite Caetani e diretta da
Giorgio Bassani, alla quale Scotellaro aveva collaborato con la pubblicazione
di molte poesie e il racconto La capera.
Pensiamo alla rivista fiorentina di politica e letteratura «Il
Ponte», fondata e diretta da Pietro Calamandrei, su cui pubblicò il
noto componimento poetico Al sopportico delle api il primo amore; come pure al
periodico «Comunità»,
organo d'informazione del Movimento di
Comunità diretto da Adriano Olivetti, dove nel 1950 e nel 1951 comparvero
due sue poesie e il racconto Fili di
ragno.
È in questo contesto di
ricostruzione delle libertà e delle istituzioni democratiche (Scotellaro fu
eletto sindaco di Tricarico a soli 23 anni nelle prime votazioni amministrative
dell’Italia repubblicana), ma anche quel suo essere poeta che ha lasciato segni
visibili nel mondo letterario con quel «centinaio di liriche che – a giudizio
di Eugenio Montale – rimangono certo tra le più significative del nostro
tempo», che s’inserisce il rapporto tra Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli,
poetessa tra le maggiori del panorama letterario del Novecento, che amava
firmarsi “Marion” nel ricordo della madre, Marion Cave Rosselli. Si conobbero in
occasione del Convegno su “La Resistenza e la cultura italiana”, tenuto a
Venezia dal 22 al 24 aprile 1950 e al quale Scotellaro era
stato invitato da Carlo Levi e da Carlo Muscetta. I due giovani – lei ventenne da poco rientrata dall’esilio e col
peso di essere la figlia di Carlo Rosselli, illustre vittima del fascismo, lui
ventisettenne da poco uscito dal carcere ingiustamente subito per “vendetta
politica” – intrapresero un intenso rapporto intessuto di incontri e di un
dialogo intellettuale, che passò anche da frequenti prestiti di libri da parte
della poetessa al giovane amico lucano.
Merito
del libro di Carmen Moscariello è quello di aver focalizzato l’attenzione sul
legame tra la Rosselli e Scotellaro, ma anche di aver approfondito un altro
importante rapporto intrattenuto da Rocco Scotellaro, quello con Michele Prisco,
conosciuto a Macerata nel novembre 1949 nel corso del Convegno
su “La cultura nelle province”. L’uno, sindaco
di Tricarico, oltre che poeta già abbastanza conosciuto, l’altro autore del
libro La provincia addormentata, pubblicato da pochi mesi, entrambi
partecipi di quel momento «estremamente ricco di fervore e di
tensione. – come scrive lo stesso Prisco – [Un momento che] non era
un'illusione della nostra giovane età, ma veramente alla fine della guerra,
negli anni della grande speranza, […] in ciascuno di noi
c'era una luce, un rigore, un amore per quanto è serio e impegnativo e
costruttivo». Resta come testimonianza di quel clima e di quell’amicizia un
piccolo ma importante corpus di lettere
del 1949-1951, inviate a Michele Prisco da Scotellaro, che Carmen Moscariello scopre e per la prima volta vengono proposte nel suo libro. «Il lettore vi ritroverà la sua disavventura di sindaco – aveva
commentato Michele Prisco nel settembre del 1983, allorquando la Banca Popolare
Pugliese, alla quale le lettere appartengono, le rese note – ma, soprattutto,
il suo bisogno non soltanto pratico di far sentire la propria voce di scrittore
per inserirsi in un giro non più provinciale, e insieme il ritratto umano d’un
poeta, un giovane, troppo presto e ingenerosamente stroncato dal destino (un
infarto lo uccise a trent'anni, nel '53), ma la cui voce è diventata un punto
fermo: non soltanto per la sua terra natale, ma per quanti ancora chiedono alla
poesia una guida che non sia epidermicamente consolatoria». Tra le lettere
spedite a Michele Prisco compare una molto commovente, inviatagli il 16
febbraio 1950 da Isabella Santangelo, la fidanzata di Scotellaro, con la quale gli
comunica la triste vicenda della reclusione nelle carceri di Matera, di cui era
stato vittima il suo Rocco.
Un
altro elemento di novità, che emerge anch'esso per la prima volta dalla ricerca di Carmen Moscariello, è
l’attenzione che un grande uomo politico come Pietro Nenni, leader storico del socialismo italiano e
uno dei massimi dirigenti del socialismo e dell'antifascismo italiano e
internazionale, ebbe nei confronti di Rocco Scotellaro. L’antifascista Nenni,
confinato a Ponza nel febbraio 1943 e liberato il successivo
5 agosto, era stato poi eletto segretario generale del PSI. A sua volta,
Scotellaro appena ventenne aveva chiesto la tessera del PSI il 4 dicembre 1943,
mentre le forze anglo-americane avviavano la liberazione del Mezzogiorno
d’Italia, e dopo pochi giorni fondava a Tricarico la Sezione socialista “Giacomo
Matteotti”. Pietro Nenni, che aveva una casa a Formia e che era stato molto
vicino alla vicenda umana di Amelia Rosselli, così come aveva seguito anche
quella del sindaco socialista di Tricarico, custodiva, come ci racconta la Moscariello, nella sua biblioteca i
libri e gli articoli scritti da Rocco Scotellaro e
quelli che «l’Unità» e «l’Avanti» gli avevano dedicato subito dopo la morte.
Questi volumi e questo materiale archivistico,come precisa la scrittrice , a seguito della donazione
avvenuta nel 1985 da parte delle sue figlie, sono oggi conservati dalla Fondazione
Nenni, che ha sede a Roma.
Donde
scaturisce la ricerca di Carmen Moscariello, confluita in questo libro?
Certamente dalla sua notevole sensibilità umana e dalle sue curiosità
intellettuali, doti alle quali va dato merito, ma anche dall’aver saputo
cogliere e leggere alcune circostanze storiche incentrate su Formia e sulle
figure alle quali abbiamo fatto cenno. Aggiungiamo la sua capacità di educatrice
di giovani, a lei affidati come docente nell’Istituto Magistrale “Cicerone” di Formia,
che negli anni Novanta realizzò per i suoi studenti significativi “Incontri con
l’Autore”. In quelle occasioni la Moscariello ebbe modo di avvicinare e poi
frequentare dapprima Vittorio Foa, uno dei padri della Repubblica Italiana, già
partigiano nelle fila di “Giustizia e Libertà” e nel ’43 iscritto al Partito
d’Azione, poi militante nel PSI, morto proprio a Formia nel 2008. Foa –
testimonia l’Autrice del libro – aveva fatto della sua casa a Formia un punto
di riferimento per molti giovani intellettuali. Fu poi la volta della poetessa
Amelia Rosselli, anche lei invitata per molti incontri con gli studenti e con la
quale il rapporto di Carmen Moscariello divenne un’amicizia “discreta”,
intessuta di “silenzi lunghi”. Alla Rosselli la Moscariello, poetessa notevole anch’ella, ha dedicato, tra l’altro, alcuni
scritti sulla rivista «Oggi e domani» e su “Il tempo”. A questi valori e a
queste figure si ispira, dunque, l’impegno culturale di Carmen Moscariello ed
anche la sua produzione poetica. È appena il caso di ricordare che l’Autrice è
nata a Montella (Avellino) e viene, dunque, da quell’area geo-storica che è
l’Irpinia, tanto vicina alla Basilicata per impegno meridionalista e tanto
permeata di cultura letteraria e poetica.
Le fotografie
provenienti dagli archivi fotografici del Centro di documentazione, che abbiamo
messo a disposizione di questo volume, ben si collocano, dunque, a corredo dei
risultati di questa notevole ricerca.
Tricarico, 9
ottobre 2015
Carmela Biscaglia
direttore del Centro
di documentazione
“Rocco Scotellaro e la Basilicata del secondo dopoguerra”
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