Carmen Moscariello ELEONORA DALLE BELLE MANI. DIALOGO SEGRETO TRA ELEONORA DUSE E GABRIELE D’ANNUNZIO, opera teatrale in tre atti (ed. Bastogi, maggio 2005, pp. 80, euro 8,00) Carmen Moscariello, poetessa, è ordinaria di materie letterarie e latino, è iscritta da 15 anni all’albo nazionale dei giornalisti pubblicisti. Ha collaborato a “Il Tempo”, al TG3 Lazio, a “Oggi e Domani”, a “Nord Sud”, ad “Avvenire”. È direttore e fondatore de “Il Levriero”, mensile di politica e cultura. Ha pubblicato circa 1500 articoli in quindici anni di collaborazione per il quotidiano “Il Tempo”. È fondatrice e presidente da 24 anni del Premio di Poesia “Tulliola-Renato Filippelli”. «La maestria del teatro di Carmen Moscariello consiste nell’afflato poetico, nel ritmo musicale che attraversa la sua parola, nella profondità letteraria delle sue scritture. Un’opera che mette al centro un dialogo segreto tra Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio, una figura che si mostra essere al di là dei ruoli che ha interpretato: sentimentale e convulsa, visionaria e dolce, che teme la solitudine più della malattia. Carmen Moscariello è capace di condensare l’intimismo e l’ambientazione, la trama narrativa e l’essenza femminile tra emancipazione e maledettismo. Ammette la protagonista che si è sentita morire mille volte al giorno. Si tratta di una coscienziosità che va ad evidenziare la dialettica tra azione e pulsazione, interiorità e fatalismo. Siamo di fronte ad un’opera teatrale che fa del teatro come in pochi sanno fare. (Giuseppe Manitta)
ATTO III Ambientazione spazio-temporale
Appare in penombra lo studio del Vittoriale, sulla scrivania un grande testo della Divina Commedia, arazzi e stoffe orientali alle pareti. Il quadro de “La notte” di G. Previati occupa lo spazio frontale, un calco della Nike di Samotracia impreziosisce il lato destro. Dappertutto libri, immagini del mondo classico, calco in gesso dorato della Leda col cigno. Un brucia profumi acceso, nella penombra della camera, fa le sue evoluzioni e si abbraccia al silenzio degli oggetti. Quasi di fronte al poeta c’è il calco della Duse, coperto da un drappo. D’Annunzio appare invecchiato e stanco, seduto in vestaglia, con sciarpa di seta al collo, lavora ad un testo teatrale e sorseggia da una tazza preziosa un the, ogni volta che beve, lo annusa estasiato. Ultimo giorno dell’anno... Quasi l’alba del nuovo anno... Un mazzo di girasoli riversa il capo dondolando su preziosi tappeti e stoffe orientali. Il silenzio impera sovrano sull’uomo e le cose...
IL POETA:
Il mio tempo tra gli uomini è finito. Se fossi saggio attenderei la morte con gioia ... o me la darei, il suicidio mi affascina domani cercherò il narcotico che mi conviene. I vuoti orpelli... sono ingialliti anch’essi le donne, piccole, miserabili e vane. La speranza vacilla nel cuore. Gli amori non nidificano nel corpo stanco dei vecchi. Questo tempo... dopo la tua morte (si rivolge al calco della Duse.) è stato di prigione per la mia anima la memoria conserva solo inchiostri di dolore sogni lontani... questa notte, sul mio guanciale quasi funebre, tremavo... mi sentivo così miserabile. Avevo orrore di me stesso... (Si avvia verso la finestra, allontana lentamente le tende e guarda fuori.) È nato un altro giorno, un nuovo anno. (La voce scandisce lentamente le sillabe, quasi a volersene convincere.) Di nuovo è tempo di morire... La notte è la mia assidua amante lei sola fedele governa il mio futuro. (Lancia stanco la penna sui suoi scritti e si avvia verso il calco della Duse, accarezza le cavità degli occhi, poi il contorno sottile delle labbra, declama...) “E la statua era così bella che, al rivederla, egli pianse di gioia”. Divina Eleonora, c’è ancora tanta magia nei tuoi occhi più di quella che compresi... la barca la nostra barca (breve pausa di silenzio) si inabissò, ma tu incedi ancora sulle onde, la malattia la morte... la tua bella voce, le tue mani. Oh le tue mani! *
OPERA Prima classificata, sezione teatro edito PREMIO PER IL TEATRO "ANGELO MUSCO"
. TAORMINA
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