di Guido Del Giudice
Da anni Gerardo Picardo è un attento osservatore di cose bruniane. E, periodicamente, la gran mole di informazioni e di pubblicazioni che riesce a filtrare, arricchita da una passione tenace, sedimenta in scritti di grande efficacia. E’ il caso di questo atto unico “La pietra della bellezza” (Stamperia del Valentino, 10€), in cui convergono alcune esperienze bruniane che non fa fatica ad identificare chi, come me, ne segue da tempo il percorso intellettuale. Del resto lo stesso Picardo cita nell’introduzione le sue fonti di riferimento. Ed è suggestivo ripercorrerle attraverso le pagine di questo libretto, composto sono parole sue, “giocando di notte con parole e pensieri, per raccontare una storia che è un esempio di libertà”. Così, nella rappresentazione scenica si intuiscono le suggestioni del “Fuoco del Sole” lo spettacolo che Giancarlo Zagni allestì, con encomiabile determinazione, a Napoli in Piazza Mercato nell’ormai lontano 2001. Seguimmo insieme quell’evento, deludente soprattutto per un cast inadeguato e una discutibile interpretazione di Massimo Ghini nelle vesti del Nolano. E si intuisce altresì, l’influenza del mio recente “Io dirò la verità”, il dialogo intervista tra Giordano Bruno e i suoi due inquisitori, di cui proprio Picardo ha scritto una esaltante recensione. Che il mio libro abbia ispirato un ingegno valoroso come il suo, sta a significare che l’obiettivo che mi ero proposto è stato ampiamente raggiunto. L’ordito della sua piéce è lo stesso, dall’ambientazione in carcere, agli argomenti affrontati. Identico, naturalmente, l’esito finale, ma l’interlocutore del filosofo diventa uno soltanto: Clemente VIII. Il dialogo è una vera e propria miscellanea di contributi testuali, in cui citazioni dirette del filosofo si saldano a brani provenienti dalle fonti dichiarate dall’autore e da suoi precedenti lavori. Naturalmente grande la soddisfazione di veder scandita l’azione da numerose citazioni letterali, tratte dalle mie opere, fino all’estremo omaggio, che Gerardo ha voluto farmi, chiudendo l’azione scenica con i versi finali della poesia “A Morgana”, che fu, nel 2000, la prima cosa da me pubblicata in onore del Nolano: “Saremo due falchi nel vento,con le ali palpitanti e gli occhi inquieti persi nell’Infinito”. Insomma una piccola, ma densa lettura, uno stimolo in più ad avvicinarsi a Bruno, regalataci da un giovane, appassionato cultore che, con umiltà e competenza, si definisce: “contadino prestato al giornalismo”.
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